In Diritto di famiglia, Tutela alla persona, Utilità

La genitorialità rappresenta una funzione assai complessa che incorpora in sé, sia aspetti individuali relativi quindi alla nostra idea (in parte conscia e in parte inconscia) di come un genitore deve essere e, sia aspetti di coppia ossia della modalità relazionale che i partner condividono nell’assolvere questo specifico compito. Questa complessità spiega come non sia possibile confinare la genitorialità solo nell’evento biologico della nascita ma come, invece, essa produca significativi cambiamenti individuali e relazionali che, saranno presenti ed in continua evoluzione lungo tutto il resto del ciclo vitale degli individui coinvolti. Non si può essere genitori sempre allo stesso modo perché sarà necessario assolvere impegni differenti e adottare modalità comunicative e interattive diverse secondo l’età dei figli. Tutto ciò implica, quindi, la capacità dinamica di “rivisitare” continuamente il proprio stile educativo, affrontando in modo funzionale i cambiamenti che la vita può portare. E’ facilmente comprensibile come la transizione alla genitorialità costituisca una fase normativa (ossia attesa) nel ciclo vitale degli individui e, come l’ingresso di un nuovo membro modifichi ampiamente le relazioni nell’ambito della famiglia nucleare e allargata comportando, quindi, l’inizio di una nuova storia generazionale. La nascita del primo figlio segna la transizione da coppia di coniugi a triade familiare e, sarà la riuscita o il fallimento di questo passaggio a condizionare fortemente (ma non necessariamente per sempre) l’evoluzione del ruolo di genitore. Tra i compiti che attendono i neogenitori troviamo:

  •  la creazione di uno spazio sia fisico che “psichico” per il bambino. Ciò comporterà la modificazione del sistema familiare.
  •  Prendersi cura del bambino, sia in senso affettivo che normativo.
  •  Stabilire solidi ma permeabili confini dentro e fuori la coppia, di modo che la relazione adulto/bambino oppure l’invasione della famiglia allargata, non vada ad inficiare la relazione adulto/adulto mettendo a rischio l’unione coniugale.
  •  Capacità di modulare nella crescita del figlio concessioni ed imposizioni educative sulla base delle sue necessità di separazione/individuazione .

L’espletamento di tutti questi compiti non è di facile risoluzione soprattutto nelle famiglie definite multiproblematiche o, che presentano eventi paranormativi (ossia inattesi) che ne hanno modificato profondamente la struttura.

Quali sono gli interventi di sostegno e promozione alla genitorialità?

Nelle famiglie problematiche, così come in quelle divise, ricostituite, monoparentali etc. il sostegno alla genitorialità messo in campo da strutture pubbliche ( ASL, Consultori, Centri per famiglie, etc.) o private ( Liberi professionisti, Centri privati, etc.), rappresenta un importante fattore protettivo sia per la crescita “sana” dei figli, sia per garantire il proseguo del ruolo parentale. Gli interventi alla genitorialità hanno lo scopo preventivo di andare ad accentuare il patrimonio di risorse che la famiglia possiede, ma che spesso non utilizza o pensa di non avere, a causa del momento stressante che sta attraversando. Esistono diverse forme di prevenzione e sostegno alla famiglia che possiamo riscontrare attualmente nella nostra società e sono:

  • La Mediazione Familiare
  • Terapia Familiare
  • Spazio Neutro

La Mediazione Familiare rappresenta un percorso in grado di garantire agli ex-coniugi un sostegno grazie al quale possano riappropriarsi della loro capacità allevante, attraverso il ritrovamento del dialogo e della collaborazione che era andata perduta con l’evento della separazione. La S.I.M.E.F.(società italiana di mediazione familiare) definisce questo intervento come: un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. In un contesto strutturato il mediatore […] si adopera affinché i partner elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per sé e per i propri figli, in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale. L’obiettivo principale resta quindi mantenere una continuità di rapporto del figlio con entrambe le figure di riferimento ed, evitare l’inutile disputa coniugale per l’amore esclusivo dei figli estromettendo definitivamente l’ex-coniuge dalla vita affettiva dei bambini.

La Terapia Familiare ha lo scopo di ristrutturare profondamente l’organizzazione interna della famiglia. Una famiglia che “non funziona” è quella che ha stereotipato il suo modo di interagire, che non riesce a cambiare in vista delle nuove esigenze dei suoi membri. Il ruolo del terapeuta diventa quello di aiutare il sistema ad affrontare e superare gli “intoppi” evolutivi partendo sempre dalle risorse presenti nel sistema.

Lo Spazio Neutro mira alla salvaguardia della relazione affettiva con entrambe le figure parentali, in tutte quelle famiglie che hanno subito delle gravi interruzioni di rapporto in seguito a dinamiche altamente conflittuali. Ci si riferisce a tutti quei casi in cui interviene la magistratura limitando la potestà genitoriale o allontanando il bambino, oppure uno o entrambi i genitori, dal tetto familiare. L’obiettivo è comunque e sempre la riconquista di una relazione parentale significativa, grazie alla presenza costante di operatori qualificati, impegnati nella tutela del minore.

Tutti questi interventi non mirano alla gestione degli incontri o al supporto per sempre di queste famiglie ma, intendono favorire una maggiore capacità espressiva e di organizzazione autonoma dei compiti da parte delle figure allevati; il tutto sempre e comunque tenendo in primo piano le esigenze e i diritti del minore.

Articolo a cura della Dott.ssa Laura Tullio

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